A che età si può sviluppare l’ansia?

I bambini possono provare ansia? E a che età, esattamente, si inizia a sperimentare questa emozione? L’ansia è uno stato di attivazione emotiva che interviene come risposta naturale a situazioni di stress e incertezza. Ha lo scopo di preparare l’organismo ad affrontare una minaccia e tutti noi ne facciamo esperienza in vari momenti della vita: ha una funzione protettiva, poiché mette l’organismo nelle condizioni migliori per fronteggiare un’emergenza. Tuttavia, quando l’ansia diventa eccessiva o persistente, può trasformarsi in un disturbo debilitante che influisce negativamente sulla qualità della vita.

Inoltre, viene chiamata “la sofferenza silenziosa” perché è facile, per chi ne soffre, nascondere il proprio malessere, e questo è particolarmente vero per le popolazioni cliniche più giovani di età: difatti, può risultare molto complesso per un adulto scovare sintomi ansiosi in bambini e adolescenti, che per natura tendono a nascondere il loro mondo interiore. Per questo motivo, con questo articolo, intendiamo esplorare come e quando l’ansia può svilupparsi, esaminando le diverse età in cui può manifestarsi e come si presenta in bambini, adolescenti e giovani adulti.

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L’ansia come emozione e l’ansia patologica

L’ansia è un’emozione funzionale alla sopravvivenza: è una risposta adattiva che ha permesso agli esseri umani di sopravvivere in situazioni pericolose, aiutandoli a prevedere i possibili pericoli e minacce che insorgono in situazioni nuove, sconosciute o che non sappiamo fronteggiare. Provare ansia in situazioni nuove o potenzialmente minacciose è normale e può persino essere utile, poiché aumenta la vigilanza e la prontezza. Tuttavia, quando l’ansia diventa sproporzionata rispetto alla situazione, persistente e difficilmente controllabile, può essere classificata come ansia patologica. Stabilire perché alcuni individui sviluppano ansia patologica e altri no può essere molto complesso: infatti, i disturbi d’ansia hanno un’origine multifattoriale, cioè dipendono da un mix di fattori genetici, neurobiologici, ambientali, sociali e temperamentali. Da un punto di vista scientifico, risulta molto rilevante il lato genetico (si pensi che i figli di un genitore con disturbo d’ansia hanno un rischio di sette volte maggiore di presentare lo stesso sintomo in età evolutiva), ma influiscono molto anche le altre caratteristiche citate.

Rispetto all’ansia non patologica, chi soffre d’ansia esperisce una sensazione persistente e incontrollabile, che non rientra al termine dell’emergenza. Le manifestazioni cliniche si caratterizzano per risposte cognitive, comportamentali e fisiologiche: pensieri anticipatori, preoccupazione eccessiva, modalità ossessiva di pensiero, stato di allerta, aumento del battito cardiaco, della tensione muscolare e della sudorazione sono solo alcuni dei sintomi associati ai disturbi d’ansia. In particolare, l’ansia considerata clinicamente rilevante si manifesta in vari disturbi, che possono emergere in varie fasi della vita e influenzare significativamente il funzionamento quotidiano di una persona: sebbene molti disturbi d’ansia siano trasversali a tutte le età, alcuni più di altri risultano essere specifici per determinate tappe di vita. In età prescolare le forme di ansia più frequente sono relative alla separazione dalle figure di riferimento (ansia da separazione) o da intensa paura per cose specifiche (fobia specifica). L’ingresso a scuola può comportare ansia da valutazione e, soprattutto in adolescenza, ansia sociale dovuta al confronto con i propri pari e che ha come effetto proprio l’evitamento di tali situazioni.

L'ansia nei bambini

Nell’età infantile, il DSM-5 ha individuato specifiche condizioni cliniche legate all’ansia: tali disturbi si manifestano nell’infanzia e, se non trattati adeguatamente, possono persistere per l’intero arco di vita. Tra questi disturbi ricorrono maggiormente alcune categorie.

    • Ansia da separazione: un disturbo che si manifesta in una forte e persistente ansia nei casi di separazione dalle figure genitoriali, per la paura che possa accadergli qualcosa di tragico. Questo disturbo comporta un sistematico rifiuto di allontanarsi da casa o una costante preoccupazione di restare soli in casa, con sintomi cognitivi e fisici che si manifestano in ogni occasione di separazione: umore depresso, ansia, apatia, irrequietezza e forte malinconia si presentano in modo pervasivo, impedendo al bambino di impegnarsi in attività consone al proprio mondo. I sintomi devono perdurare per almeno 4 settimane.

 

    • Mutismo selettivo: il bambino esprime la sua ansia attraverso l’incapacità di parlare in determinate situazioni sociali (nella maggior parte dei casi quelle scolastiche) nonostante sia perfettamente in grado di parlare in altre situazioni. Questa condizione può avere forti ripercussioni sulle performance scolastiche, nel rapporto con gli adulti di riferimento o con i pari. Questo disturbo può essere diagnosticato se presente per almeno un mese ed è ritenuto da alcuni come una forma di ansia sociale estrema.

 

  • Fobia specifica: paura o ansia marcata verso un oggetto, animale o situazione specifica a cui il bambino risponde in modo sproporzionato rispetto al reale pericolo, spesso manifestando pianto, scoppi d’ira, freezing (immobilizzazione).

In generale, i bambini con ansia patologica hanno una modalità di funzionamento cognitivo specifica: il loro spazio mentale è occupato in gran parte dai segnali di allerta che percepiscono in quantità maggiore rispetto ai loro pari  che non sperimentano l’ansia allo stesso modo: spesso, sono gli stessi bambini ansiosi a cercare motivi per essere in allerta, poiché il loro sistema d’allarme è settato su una sensibilità acuta e quindi alla prima avvisaglia scattano i segnali d’allerta che mettono in moto il circolo dell’ansia. Inoltre, rispetto ai loro pari, questi bambini hanno difficoltà a tornare in uno stato di quiete quando vivono una situazione stressante. Infine, nonostante abbiano spesso una creatività molto sviluppata, non riescono a organizzare un piano adeguato a fronteggiare questa loro problematica e, qualora ci riuscissero, fanno enorme fatica a perseguirlo o a riconoscerne i miglioramenti.

Come abbiamo già detto, le cause dell’ansia nei bambini possono essere molteplici e includono fattori genetici, ambientali e psicologici. Esperienze di vita stressanti, come un cambiamento nella struttura familiare, il trasferimento in una nuova scuola o l’esposizione a conflitti familiari, possono contribuire allo sviluppo dell’ansia. È importante che i genitori e gli educatori riconoscano i segnali di ansia nei bambini e li affrontino con attenzione e supporto: ad esempio, è stato indagato il ruolo delle espressioni facciali materne come fonte di sicurezza o incertezza nei bambini ed è stato dimostrato che una madre che mostra segnali di allarme alle prime forme di esplorazione infantile mutuerà l’idea che il bambino è al sicuro solo tra le mura di casa, poiché il mondo è un posto pieno di pericoli.

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L'ansia in adolescenza

Durante l’adolescenza, le pressioni scolastiche, le aspettative sociali e i cambiamenti ormonali possono contribuire all’insorgenza di disturbi d’ansia: l’adolescenza è una fase di transizione caratterizzata da grandi cambiamenti fisici, emotivi e sociali, e non sorprende che sia un periodo particolarmente vulnerabile per lo sviluppo dell’ansia. Gli adolescenti possono manifestare l’ansia in modi diversi rispetto ai bambini: gli adolescenti con ansia possono sperimentare sintomi fisici come palpitazioni, sudorazione eccessiva, tremori e problemi gastrointestinali; inoltre, possono anche adottare comportamenti di evitamento, ritirarsi dalle attività sociali o scolastiche e manifestare irritabilità o rabbia.

In particolare, in preadolescenza e adolescenza i disturbi d’ansia specifici sono:

  • Disturbo d’ansia generalizzata: prevede preoccupazioni eccessive e incontrollabili rispetto a una grande quantità di eventi o attività quotidiane, che generano nell’adolescente un’ansia eccessiva per intensità, durata e frequenza con sintomi di irrequietezza, deficit di memoria, irritabilità e alterazioni del sonno.
  • Ansia sociale: questo disturbo si caratterizza per l’evitamento da qualsiasi forma di confronto con i pari per paura di essere criticati, umiliati o esclusi: consiste in una paura intensa e persistente di affrontare le situazioni in cui si è esposti alla presenza di pari potenzialmente giudicanti. L’effetto è l’auto esclusione, la reticenza ad affrontare situazioni sociali adatte alla propria età. È bene sottolineare come questo disturbo si distingue dalla timidezza: quest’ultima corrisponde a un fenomeno passeggero, mentre l’ansia sociale è una condizione che può protrarsi per anni.
  • Fobia scolare: caratterizza principalmente i passaggi di ciclo scolastico e colpisce soprattutto i ragazzi con bassa autostima. Si manifesta con sintomi fisiologici (tachicardia, tremori, crisi) e rischia di inferire fortemente sulle performance scolastiche.

È bene sottolineare che, al di là delle sintomatologie specifiche, in adolescenza i disturbi d’ansia possono presentarsi in forme diverse che variano da individuo a individuo, ma che comportano tutte una forte compromissione del normale funzionamento scolastico e sociale.

L'ansia nei giovani adulti

L’ansia non scompare magicamente una volta raggiunta l’età adulta. Anzi, i giovani adulti affrontano una serie di nuove sfide che possono scatenare o intensificare l’ansia. Il passaggio alla vita universitaria, l’ingresso nel mondo del lavoro, la gestione delle responsabilità finanziarie e la formazione di relazioni intime possono essere fonti significative di stress e ansia. Nei giovani adulti, l’ansia può manifestarsi come preoccupazione cronica per il futuro, paura di non raggiungere i propri obiettivi e difficoltà a prendere decisioni. Il disturbo d’ansia generalizzato è comune in questa fascia di età, caratterizzato da preoccupazioni persistenti su una varietà di aspetti della vita quotidiana. Anche il disturbo di panico può emergere, con attacchi di panico improvvisi e ricorrenti che includono sintomi fisici intensi come palpitazioni, sudorazione e sensazione di soffocamento.

Tutti questi cambiamenti possono comportare disturbi d’ansia specifici per questa età. Ad esempio, compare spesso il disturbo d’ansia generalizzata, in risposta all’ingresso nel mondo degli adulti; l’università comporta spesso una comparsa di ansia scolare, per la paura di non riuscire a soddisfare le aspettative proprie o altrui e la sensazione di non essere abbastanza.

Le relazioni interpersonali e sentimentali possono essere sia una fonte di supporto che di stress per i giovani adulti: l’ansia nelle relazioni può manifestarsi come paura dell’abbandono, insicurezza e gelosia. Inoltre, la pressione di conformarsi alle aspettative sociali e culturali riguardo alla carriera e al successo personale può amplificare i livelli di ansia, fino a scatenare ansia sociale.

Per gestire l’ansia in questa fase della vita, è importante sviluppare strategie di coping efficaci. Queste possono includere la pratica della mindfulness, l’esercizio fisico regolare, il mantenimento di una rete di supporto sociale e la ricerca di supporto professionale quando necessario. La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) è particolarmente utile per aiutare i giovani adulti a riconoscere e modificare i modelli di pensiero negativi che alimentano l’ansia.

L’ansia, dunque, può svilupparsi a qualsiasi età, dai primi anni dell’infanzia alla giovane età adulta. Sebbene sia una risposta naturale e spesso utile, l’ansia può diventare patologica e interferire significativamente con la vita quotidiana. Comprendere come si manifesta nelle diverse fasi della vita è fondamentale per riconoscerla e affrontarla in modo efficace. Attraverso il riconoscimento precoce, il supporto emotivo e l’intervento terapeutico, è possibile gestirla e migliorare la qualità della vita. Che si tratti di bambini, adolescenti o giovani adulti, affrontare l’ansia con attenzione e compassione è essenziale per promuovere il benessere emotivo e la resilienza. Con le giuste risorse e il giusto supporto, è possibile trasformare l’ansia da ostacolo a opportunità di crescita e di sviluppo personale.

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