Un attacco di panico è un episodio isolato di terrore acuto in assenza di un pericolo reale: è la sensazione di essere travolti dall’ansia, accompagnata da sintomatologie fisiche che non vengono indotte dall’uso di farmaci o droghe, e che simulano la sensazione di un arresto cardiaco (senza che il corpo corra un reale pericolo).
Come riconoscere un attacco di panico
Un uomo è in stazione per il solito viaggio d’affari. Attende che il codice del suo treno compaia sul tabellone elettronico, mentre intorno a lui vanno e vengono centinaia di persone. È luglio e fa molto caldo, il nodo della cravatta stringe un po’ sul collo e si suda parecchio. Rapidamente la sensazione di sudore aumenta, mentre il nodo della cravatta sembra farsi sempre più stretto. Il cuore inizia a battere più forte, un martello che rimbomba nelle sue orecchie, e presto viene assalito da una sensazione di terrore e catastrofe. Nessuno intorno a lui sembra rendersi conto di quanto succede, ma una forte paura di morire ha attanagliato l’uomo, che è ormai convinto di vivere un arresto cardiaco. Tuttavia, questo non succede e, dopo un breve lasso di tempo, l’uomo torna a sentirsi esattamente come si sentono tutti gli altri intorno a lui. L’unica anomalia che resta di quello strano episodio è la paura di che cosa possa averlo causato e la preoccupazione che possa accadere nuovamente.
Quello che l’uomo della nostra storia ha appena esperito è un attacco di panico. Gli attacchi di panico si manifestano spesso come fulmini a ciel sereno, colpendo all’improvviso persone tendenzialmente predisposte a stati d’ansia più intensi del normale o che stanno vivendo forti stress psicofisici. Sebbene possano rappresentare episodi isolati nella vita di un individuo e non si accompagnano sempre a una diagnosi specifica, generalmente gli attacchi di panico rappresentano il sintomo di uno dei cosiddetti disturbi di ansia (fobia sociale, agorafobia, disturbo post traumatico da stress, disturbo acuto da stress), oppure possono presentarsi ripetutamente in quello che viene chiamato Disturbo di panico.
Generalmente, gli attacchi di panico hanno una durata breve (non più di mezz’ora) e hanno delle particolarità precise: comportano una sensazione psichica di terrore che può sfociare nella paura di morte imminente o di totale perdita del controllo, correlata a sintomi neurovegetativi come fame d’aria (sensazione di soffocamento), vertigini, palpitazioni e dolore al torace (sintomi che fanno pensare a un arresto cardiaco); meno frequentemente, questi sintomi si accompagnano a reazioni comportamentali impulsive (come una forte agitazione psicomotoria che può trasformarsi in fuga improvvisa).
Le cause degli attacchi di panico
Per stabilire quale sia la causa di questi attacchi di panico, è bene distinguerne due tipi. Il primo tipo di attacco di panico è quello atteso: quando un soggetto ha già esperito uno o più attacchi di panico, può sorgere una forte preoccupazione di averne altri in futuro e così si viene a creare un circolo vizioso di “paura della paura”. In questo modo, quando l’individuo proverà uno stimolo che ritiene minaccioso (uno stimolo esterno o interno, come una particolare sensazione fisica, associato ai precedenti attacchi) si farà prendere dalla paura, convincendosi che rappresenti un segnale dell’imminente arrivo dell’attacco; la preoccupazione aumenta a tal punto che il soggetto non sarà più in grado di controllarla finché non esploderà in un nuovo attacco di panico, indotto dall’ansia e dalla paura.
L’altra tipologia di attacchi di panico è rappresentata da quelli inattesi, cioè gli attacchi di panico che insorgono per la prima volta nella vita di un individuo e che, se ripetuti nel tempo, possono portare alla diagnosi di Disturbo di panico. Spesso questi attacchi inattesi sono accompagnati da un’intensa preoccupazione nella vita quotidiana: come nel caso del circolo vizioso menzionato prima, ciò che provoca la comparsa di attacchi di panico è una forte tendenza personale all’ansia, che può essere acuita da fattori esterni (come eventi di vita fortemente traumatici) o legata a predisposizioni genetiche che hanno degli effetti su particolari circuiti neuronali.
Come calmare un attacco di panico
Saper calmare un attacco di panico può essere un’abilità preziosa per affrontare situazioni stressanti. Innanzitutto, è importante saper riconoscere i sintomi di un attacco di panico, soprattutto per chi soffre di disturbo di panico e quindi vive con più frequenza questi episodi. Il primo passo per calmarsi è concentrarsi sulla respirazione: respiri lenti e profondi possono aiutare a rilassare il corpo. Inoltre, la respirazione può essere importante anche per ragionare lucidamente: è importante esorcizzare la paura legata all’attacco di panico ricordando che non provoca la morte (come invece spesso si teme). In questo modo, la tensione diminuisce e l’attacco in corso può risolversi più rapidamente. Un’altra tecnica utile a questo scopo è quella di confrontarsi con i pensieri negativi, chiedendosi se le paure che ci hanno assalito sono reali o solo ipoteche: spesso gli attacchi di panico sono generati da pensieri catastrofici che possono essere sconfitti con il ragionamento logico. Può essere utile anche cercare di concentrarsi sui reali stimoli che ci circondano, spostando il focus dei pensieri dagli stimoli corporei negativi a quelli circostanti più neutri. Infine, è bene trovare una propria tecnica personale per calmare gli attacchi di ansia acuta: ad esempio si può ascoltare musica tranquillizzante o concentrarsi su una visione rilassante.
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Come prevenire un attacco di panico
Ai soggetti che presentano una particolare predisposizione a sviluppare attacchi di panico (soprattutto per coloro che hanno già avuto modo di sperimentarne almeno uno), le linee guida internazionali più recenti raccomandano un approccio terapeutico integrato a un mutamento dello stile di vita. Infatti, la suscettibilità allo stress e all’ansia ha una forte correlazione con il modo in cui dormiamo, mangiamo, ci alleniamo, con il modo in cui conduciamo quotidianamente la nostra vita. È quindi importante regolare le proprie abitudini alimentari (ridurre alcol e caffeina, scegliere pasti serali ipocalorici e a basso contenuto di proteine) e migliorare la qualità del riposo, seguendo le regole per una buona igiene del sonno (norme ambientali, come ridurre al minimo luci e rumori nella camera da letto, e norme comportamentali legate al ritmo circadiano, cioè quell’orologio interno che ci permette di alternare ciclicamente il sonno e la veglia e che non dovrebbe essere stravolto costantemente da orari disfunzionali). È importante anche praticare esercizio fisico con regolarità, auspicabilmente nel tardo pomeriggio e comunque non prima di coricarsi; infine, altri consigli che possono aggiungersi alla lista sono evitare attività particolarmente coinvolgenti sul piano mentale ed emotivo prima di dormire ed evitare di fumare.
Invece, nel momento che precede l’arrivo di un attacco di panico, è possibile ricorrere a tecniche di respirazione e rilassamento che vadano a contrastare lo stato d’ansia che insorge, sia sul piano fisico che su quello mentale. I training di respirazione, che permettono di ridurre la respirazione eccessiva disfunzionale, sono un ottimo metodo per ricevere un rapido sollievo dalle sensazioni temute: principalmente vengono utilizzate tecniche di respiro lento e respirazione diaframmatica. Anche i training di rilassamento sono ottimi alleati, perché riducono molto la tensione, con un grande beneficio anche a livello cognitivo: la tecnica più utilizzata è quella del rilassamento muscolare di tipo tensione-rilascio, che coinvolge i vari distretti muscolari in blocco e consiste nel contrarre il muscolo (senza arrivare allo stato massimo di tensione) mentre il corpo rimane rilassato, per poi rilasciare lentamente le tensioni.
È bene sottolineare che la letteratura scientifica raccomanda l’utilizzo delle tecniche di rilassamento e respirazione solo se all’interno di un protocollo terapeutico ben strutturato.
Come curare un attacco di panico
Quando gli attacchi di panico si fanno frequenti e il disagio che provocano diventa pervasivo nella vita dell’individuo, è necessario ricorrere a una terapia psicologica, se necessario accompagnata dall’utilizzo di psicofarmaci. Attualmente, secondo la comunità scientifica, l’approccio di maggiore successo è quello cognitivo comportamentale, che ha presentato un tasso di ricadute inferiore al solo trattamento farmacologico; altrettanto efficace è l’approccio combinato di terapia farmacologica e terapia psicosociale.
Al di là del tipo ti psicoterapia utilizzata nella cura del disturbo di panico, l’obiettivo terapeutico è quello di ridurre i sintomi e migliorare il funzionamento e la qualità di vita del paziente. Le linee guida internazionali più recenti raccomandano protocolli che contengano una iniziale psicoeducazione, ritenuta fondamentale affinché il paziente possa ricostruire il funzionamento del disturbo e individuare i processi che mantengono gli attacchi di panico (primo fra tutti il circolo vizioso della “paura della paura”). Inoltre, la psicoeducazione fornisce anche aspettative realistiche del processo di cura, con un effetto secondario sulla motivazione del paziente al trattamento.
Successivamente vengono utilizzate varie tecniche a seconda dell’approccio terapeutico: la terapia cognitivo comportamentale lavora attraverso la ristrutturazione cognitiva (mira a identificare pensieri e credenze errate da sottoporre a rigorosi esami di realtà al fine di modificare tali pensieri con altri più realistici e meno catastrofici) e l’esposizione (il paziente si confronta in modo sistematico e controllato con gli stimoli connessi agli attacchi di panico, così da ottenere una desensibilizzazione delle sue reazioni emotive e mette alla prova ciò che è stato insegnato nella precedente ristrutturazione cognitiva).
Come in ogni terapia psicologica, l’obiettivo finale è quello di riacquisire possesso della propria vita, eliminando tutti quei sintomi disfunzionali che impediscono a ciascun individuo di vivere degnamente. Questo è particolarmente importante per chi soffre di attacchi di panico, poiché l’effetto peggiore di questo disturbo è il completo ritiro dalla vita sociale e uno stato d’ansia fortissimo e perenne. Per questo è vivamente consigliato ricorrere a medici e specialisti del settore qualora si avvertisse un livello di preoccupazione costante nella propria vita (non motivato da fattori invalidanti reali esterni o interni) e si raccomanda di non sottovalutare mai la comparsa di uno o più attacchi di panico, per non creare una spirale di sofferenza da cui diventerebbe sempre più difficile uscire.
Se gli attacchi di panico sono una presenza costante nella tua vita, considera di parlare con un professionista della salute mentale e ricorda che è normale chiedere aiuto. Imparare a controllare l’ansia può fare una grande differenza nella qualità della tua vita.
Uno psicologo può aiutarti a stare meglio
Se i sintomi dell’ansia influenzano la tua serenità e la qualità delle tue giornate, iniziare un percorso di psicoterapia può essere un primo passo importante verso il tuo benessere.
Bibliografia
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Pacifico M., Fiume G., Una bussola per l’ansia. 65 domande e risposte per capirla, conoscerla e vivere al meglio.
https://sonnomed.it/le-regole-di-igiene-del-sonno/ (Sito ufficiale dell’AIMS, Associazione Italiana di Medicina del Sonno)
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