Amóre: s. m. [lat. amor -ōris, affine ad amare]. – 1. Sentimento di viva affezione verso una persona, che si manifesta come desiderio di procurare il suo bene e di ricercarne la compagnia (Vocabolario Treccani)
Ispira le arti e incuriosisce le scienze, che negli ultimi decenni hanno cercato di definirlo, comprenderne il funzionamento, gli aspetti meno ortodossi e perfino le basi anatomo-fisiologiche. L’amore è un elemento onnipresente e fondamentale dell’esperienza umana, ma anche qualcosa che va studiata per essere compresa affondo. Questo articolo si propone di indagare quali sono le basi scientifiche dell’amore, quali sono gli ingranaggi psicologici su cui fondano le relazioni e quali gli aspetti che possono renderlo pericoloso per il nostro benessere.
L’amore per la psicologia: la teoria triangolare e i diversi tipi di amore
Una delle teorie più esplicative sull’amore si deve a Robert Sternberg, noto psicologo che, negli anni Ottanta, formulò la Teoria Triangolare dell’Amore. Secondo l’autore, il sentimento dell’amore è il risultato dell’interazione fra tre fattori indispensabili: intimità, passione, impegno. Cosa si intende esattamente?
- Intimità
Si riferisce al senso di vicinanza, alla conoscenza e al legame con l’altro: potremmo definirla come quell’insieme di sensazioni che danno origine all’esperienza di connessione e condivisione nella relazione. Rientrano in questa categoria, ad esempio, l’atto di preoccuparsi del benessere dell’altro e la volontà di aprirsi con l’altro.
- Passione
Riguarda sentimenti, bisogni e desideri legati alla sfera emotiva e sessuale, e si riferisce quindi alla ricerca dell’unione e della congiunzione con il partner. L’attrazione sessuale e il bisogno di vicinanza ne sono un esempio.
- Impegno
Si riferisce alla scelta consapevole, da parte delle persone coinvolte nella relazione, di perseguire obiettivi comuni, superare le avversità, trovare punti d’unione e anche definire il rapporto attraverso scelte di tipo istituzionale (convivenza, matrimonio, figli).
Queste tre componenti interagiscono costantemente l’una con l’altra e si influenzano vicendevolmente. Una maggior intimità può portare a maggior passione, ed entrambe possono portare a maggiore impegno. Oppure, un maggior impegno può portare a una maggiore intimità, ma anche a una minore passione, e così via. Sono ingredienti necessari per l’instaurarsi di una relazione amorosa, ma variano da relazione a relazione, e possono anche variare nel corso del tempo all’interno della stessa relazione.
In base a come le componenti si bilanciano all’interno del triangolo, Sternberg ha ipotizzato l’esistenza di 7 diverse tipologie d’amore. Ogni relazione sarebbe quindi caratterizzata da una differente combinazione di intimità, passione e impegno.
- Simpatia/amicizia: quando si sperimenta la sola componente dell’intimità, in assenza di passione e di impegno.
- Infatuazione: quando la relazione è costituita dalla sola componente della passione, in assenza quindi di intimità e di impegno.
- Amore vuoto: la decisione di costruire una relazione e di impegnarsi in essa, ma senza le altre componenti necessarie, cioè passione e intimità.
- Amore romantico: intimità e passione, ma senza la decisione e l’impegno di costruire una relazione con l’altro.
- Amore complementare: deriva da una combinazione di intimità e impegno, ma manca la passione.
- Amore fatuo: una relazione fondata su passione e impegno, in assenza di intimità.
- Amore vissuto: la relazione che deriva dalla combinazione completa di tutte e tre le componenti del triangolo, intimità, amore e impegno reciproco.
L’intento di Sternberg non è quello di classificare le diverse tipologie di relazione in base a un criterio di completezza o di adeguatezza, è bene quindi ribadire che nessuna delle tipologie d’amore descritte è “sbagliata”, e nessuna è più valida dell’altra. Si vuole semplicemente offrire una panoramica delle diverse tipologie di relazione che è possibile sperimentare nella vita a seconda di fattori quali, ad esempio, la nostra disponibilità emotiva in quel dato momento, oppure l’incontro con un determinato partner piuttosto che un altro.
Fisiologia dell’amore: cuore o cervello?
Fin dall’antichità, l’amore e l’innamoramento vengono associati ad un organo ben preciso: il cuore. Basti pensare a San Valentino, la festa degli innamorati: bigliettini a forma di cuore, cioccolatini a forma di cuore, gioielli a forma di cuore… cuori ovunque! Ma perché il cuore è il simbolo dell’amore, se la scienza ha dimostrato, ormai da tempo, che “il centro operativo” dell’innamoramento è il cervello?
Questa associazione risale ai tempi in cui non avevamo una conoscenza approfondita dell’anatomia umana e delle sue funzioni, soprattutto del cervello, che rispetto al cuore è qualcosa di meno palpabile. Il centro della questione è proprio qui: il cuore è qualcosa che possiamo sentire. Quando siamo innamorati, l’accelerazione del battito cardiaco è qualcosa che avvertiamo distintamente nel petto e che associamo subito alla persona amata: “mi fa battere forte il cuore!”. Ma le reazioni come questa sono, in realtà, orchestrate dal cervello.
A livello cerebrale, nelle prime fasi dell’innamoramento, si innescano una serie di reazioni complesse che possiamo riassumere secondo un meccanismo on-off: per alcune aree la cui attività aumenta, ce ne sono altre che, diametralmente, si depotenziano. Quando ci innamoriamo, il nostro cervello produce enormi quantità di Dopamina, un neurotrasmettitore correlato alle sensazioni di piacere, ricompensa, desiderio, eccitazione ed euforia (non a caso è lo stesso neurotrasmettitore implicato nelle dipendenze), che ci permette di sentirci così bene insieme alla persona amata e di aver voglia di sentirla e vederla quando siamo lontani.
Se da un lato la Dopamina aumenta, dall’altro si ha però una sensibile diminuzione di Serotonina, il neurotrasmettitore del buon umore e il nemico dell’ansia. Questo ci spiega come mai, nelle prime fasi di una storia d’amore, possiamo essere tanto euforici quanto ansiosi o tristi, se cogliamo segnali di disattenzione da parte del partner, riceviamo un rifiuto o anche, semplicemente, se non ci risponde al telefono per un po’ di tempo.
Lo stesso meccanismo vale anche per le aree cerebrali: se l’ipotalamo, essendo la sede di rilascio della dopamina, lavora di più, ci sono aree come l’amigdala e la corteccia prefrontale che invece riducono la loro attività. L’amigdala è un’area che ha lo scopo di renderci vigili innescando la sensazione di paura in risposta a eventuali minacce per permetterci di difenderci. Inibendo la sua attività, ci spiega perché in amore tendiamo ad abbassare le difese e a provare meno paura, e perché siamo disposti ad affrontare più rischi.
Le aree prefrontali sono invece coinvolte nel ragionamento, nel giudizio e nell’inibizione del comportamento, sono quelle aree del cervello che ci rendono razionali e “coscienziosi”. Deattivandosi, ci spiegano il comportamento, spesso irrazionale, associato all’amore, ma anche la minor tendenza a essere critici e a giudicare obiettivamente il partner, che ci appare perfetto e privo di difetti.
Una volta superata la prima fase dell’amore, quella delle farfalle nello stomaco e del batticuore, intervengono Ossitocina e Vasopressina, due neurotrasmettitori che svolgono funzioni essenziali in questa seconda fase:
- sono responsabili delle sensazioni di tenerezza, vicinanza e attaccamento, spingendoci alla fedeltà verso il partner e favorendo così la formazione di un legame unico e stabile, cioè la coppia;
- aumentano la produzione di endorfine, che a loro volta favoriscono la sensazione di benessere e rilassamento, che fungono da rinforzo positivo.
Questa è solitamente la fase in cui si stabilizza la relazione, e ci si trova ufficialmente in una coppia collaudata.
Quando non è amore: i segnali di una relazione tossica
Quando pensiamo a una storia d’amore, ci viene spontaneo intenderla come qualcosa di positivo e sano, che genera benessere nelle persone coinvolte e le spinge non soltanto l’una verso l’altra, ma insieme verso la vita. Purtroppo, oggi sappiamo che non tutti i rapporti poggiano su basi solide e sane: le relazioni disfunzionali possono generare malessere in una o entrambe le persone coinvolte, e arrivare ad avere conseguenze anche disastrose. Ma come si riconosce una relazione disfunzionale? Da alcuni comportamenti tossici, che rappresentano dei veri e propri campanelli d’allarme.
- Mancanza di supporto
Uno degli assunti di base della relazione sana è il desiderio di vedere l’altro realizzato, appagato e offrirgli il proprio sostegno perché raggiunga i propri obiettivi. Se in una relazione il successo di uno è motivo di invidia o competizione da parte dell’altro, si può accendere una “spia di monitoraggio” del rapporto. - Comunicazione assente o disfunzionale
Alla base di una relazione sana, c’è una comunicazione assertiva ed efficace: riuscire a dialogare apertamente e in modo costruttivo per la coppia. Nelle relazioni tossiche, la comunicazione è spesso negata attraverso il rifiuto a dialogare o il silenzio punitivo, oppure è presente ma piena di ostilità, sarcasmo e critiche. - Comportamenti controllanti
Un indice importante di tossicità, nella relazione, è il controllo da parte dell’altro: chiedere continuamente dov’è, controllare il cellulare, dover approvare l’abbigliamento e gli amici del partner, ecc. Questi comportamenti vengono spesso giustificati dal chi li mette in atto o con la “sana gelosia” o colpevolizzando l’altro: «non mi fido a causa tua». - Manipolazione psicologica
Silenzio punitivo, gaslighting, e chi più ne ha più ne metta! I tentativi di manipolazione sono ciò che più svela la tossicità di una relazione: costituiscono il tentativo di togliere al partner la libertà di pensiero e di scelta, conducendolo a pensare e comportarsi come il manipolatore vuole che faccia. - Mancanza di rispetto
Essere cronicamente in ritardo, dimenticare ripetutamente ciò che fa comodo dimenticare, delegittimare i bisogni dell’altro, dare risposte sprezzanti e sminuire l’altro in pubblico, sono tutti segni di una palese mancanza di rispetto. - Perdere sé stessi
Rendersi conto di trascurare le persone a cui teniamo, le nostre passioni e i nostri hobby o più semplicemente noi stessi, in qualsiasi forma, è un altro segnale di tossicità, poiché restringe la nostra vita alla sola relazione, che acquista così un potere immenso.
Questi non sono gli unici indicatori di una relazione disfunzionale, ce ne sono molti altri più sottili o più complessi, dei quali non è facile accorgersi, ma che un professionista può aiutarti a cogliere. Se nella tua relazione hai colto alcuni di questi segnali, e se per la maggior parte del tempo nella tua relazione ti senti ansioso, infelice, in trappola, triste, in colpa o frustrato, chiedi aiuto: ContactU può metterti in contatto con il professionista più adatto a te, per intraprendere un percorso di terapia. Ma è solo a partire da te che le cose possono cambiare.
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Bibliografia
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Sitografia
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www.centromoses.it/psicologia-clinica/articoli/triangolo-dellamore-passione-intimita-impegno/
Ferrara, Perché il simbolo della festa degli innamorati è da sempre il cuore?. Ansa.it, 2021
www.ansa.it/canale_lifestyle/notizie/societa_diritti/2021/02/03/san-valentino-cuore-amore-perche-il-simbolo-della-festa-degli-innamorati-e-da-sempre-il-cuore_114c60c6-3af4-4ebc-9aa5-9df6584cdfc1.html
Pardo, Il triangolo di Sternberg: i 7 tipi di amore. Blog Psicologia e Relazioni di coppia, 2022
www.psicologaromamarconi.it/2022/06/03/il-triangolo-di-sternberg-i-7-tipi-di-amore/
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