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- Come difendersi da una comunicazione aggressiva
Può capitare spesso, nell’arco della vita, di dover affrontare situazioni in cui l’interlocutore opera una comunicazione aggressiva. In questi casi, sapersi sottrarre alla dinamica disfunzionale e saper mettere in atto diverse pratiche comunicative può essere utile per difendersi dalla comunicazione aggressiva. In questo articolo, analizziamo le motivazioni antropologiche e psicologiche dell’aggressività e illustriamo come relazionarsi con un interlocutore litigioso.
Che cos'è l'aggressività
Con il termine aggressività si intende una forma di interazione sociale (presente in tutti gli animali, uomo compreso) caratterizzata da ostilità e violenza, volta ad arrecare danno o altre spiacevoli conseguenze a un altro individuo. Si tratta di un fenomeno molto complesso, dominato da cause psichiche e biologiche, che da sempre caratterizza i conflitti umani ed è oggetto di studio da parte di psicologi e altri studiosi di scienze sociali e comportamentali.
L’azione aggressiva può verificarsi sia come reazione a un evento, sia in assenza di una provocazione diretta da parte della vittima. Il fine ultimo di questo comportamento, frutto di diversi meccanismi che si sono formati e modificati nel corso dell’evoluzione, è quello di guadagnare o difendere delle risorse, attraverso dei mezzi dannosi.
Alla base dell’azione aggressiva si riscontrano frequentemente emozioni e sentimenti intensi e di difficile gestione, quali paura, rabbia, frustrazione e stress, ma anche condizioni come il sentimento di dominio, di potere e di piacere.
Diversi tipi di aggressività
Esistono forme molto diverse attraverso le quali il comportamento aggressivo può manifestarsi, dall’aggressività psicologica e verbale fino a quella fisica. Sebbene la prima venga spesso sminuita o minimizzata, può causare ugualmente una notevole sofferenza in chi la subisce, talvolta così grande da infliggere ferite profonde e durature e da comportare danni anche molto gravi alla vittima, con conseguenze anche molto spiacevoli, tra le quali: cali dell’autostima, ansia, depressione, disturbi alimentari, disturbo da stress post traumatico.
L’aggressività verbale rappresenta la forma più diffusa di comportamento aggressivo. Tutti noi, in un modo o nell’altro, abbiamo potuto farne esperienza diretta in prima persona. Nella quotidianità, infatti, ci relazioniamo costantemente con situazioni in cui possiamo essere esposti a una modalità aggressiva di comunicazione, sia nella vita professionale e scolastica che in quella privata, in famiglia, nelle relazioni e persino sui social, causandoci stress e difficoltà, soprattutto quando percepiamo di non avere strumenti per riuscire a difenderci in maniera efficace e le uniche possibilità restano quelle di subire o reagire impulsivamente.
Ecco perché è di fondamentale importanza imparare a riconoscere i segnali della comunicazione aggressiva e apprendere gli atteggiamenti giusti per prevenire e agire consapevolmente nei confronti di questa forma di violenza così comune.
Cosa si intende per aggressività o violenza verbale
Con aggressione verbale si può intendere certamente qualsiasi modalità di comunicazione dannosa e/o offensiva che coinvolge l’uso di improperi e termini, toni e atteggiamenti minacciosi, insultanti o umilianti. Questa situazione diventa particolarmente evidente nelle situazioni in cui viene utilizzato un linguaggio duro, apertamente offensivo e ostile, volgare oppure osceno.
Tuttavia, è importante non sottovalutare tutte le circostanze in cui l’aggressività verbale si può esprimere in modi all’apparenza più pacati e smorzati, attraverso l’uso di insulti sottili, battute, toni e atteggiamenti sprezzanti. Questa modalità può essere talvolta anche più pericolosa, perché più difficile da identificare e arginare, proprio per le sue caratteristiche più subdole e manipolatorie. Riconoscere precocemente l’aggressività verbale è inoltre importante perché spesso rappresenta la prima forma di violenza propinata da un aggressore, consentendo alla vittima di anticipare e prevenire l’evoluzione in forme di aggressione più pericolose.
Quali sono i segnali a cui prestare attenzione
I primi campanelli d’allarme sono identificabili in fattori quali un tono più duro o commenti offensivi, svalutanti o umiliati. In queste circostanze è di fondamentale importanza imparare a riconoscere, ascoltare e dare la giusta importanza ai nostri segnali interni di disagio o insicurezza. Quest’ultimo aspetto è particolarmente importante quando abbiamo a che fare con persone manipolative che trovano un grande punto di forza proprio nella difficoltà della vittima di validare il proprio stato emotivo. Quindi, quando ci sentiamo in particolare difficoltà nell’interazione con qualcuno, vale la pena soffermarci a riflettere sulle dinamiche che si stanno instaurando nella comunicazione con quella persona e riconoscere se si sta incappando o meno nell’abuso emotivo, in cui la violenza verbale è orientata alla manipolazione, all’isolamento e al controllo della vittima da parte dell’aggressore.
Come relazionarsi con una persona verbalmente aggressiva
Quando ci si trova a dover affrontare una persona verbalmente aggressiva ci sono alcune indicazioni utili per proteggersi e porre dei limiti all’altro in maniera efficace. La prima regola in assoluto è quella di non reagire in maniera impulsiva, offensiva o rabbiosa, in quanto questo porterebbe solo a un peggioramento dell’aggressione: mantenere la calma in una simile circostanza può essere difficile, ma ci consente di avere il controllo su noi stessi e sulla situazione. Ovviamente, mantenere la calma non vuol dire subire passivamente: infatti, è altrettanto importante porre dei confini all’aggressore e dichiarare apertamente che non si intende accettare o subire insulti e attacchi, tentando (se la situazione lo consente) di lasciare comunque aperta la possibilità di creare uno spazio di comunicazione costruttiva con l’aggressore, se egli accetta di porsi in maniera più rispettosa.
Se invece la situazione dovesse diventare particolarmente pesante o non più sostenibile, potrebbe essere necessario prendere le dovute distanze dall’aggressore per tutelarsi e, nei casi in cui la violenza comunque persista, tenere traccia delle aggressioni, sia per dimostrare all’aggressore poco consapevole il suo comportamento (se la situazione lo consente) sia per procedere legalmente, nelle situazioni più gravi.
Il ruolo dell’assertività
Un buon modo di rapportarsi nei confronti di una persona aggressiva è dunque quello di usare una comunicazione assertiva, ovvero esprimendo in maniera chiara ed efficace emozioni, bisogni e idee, senza farsi prevaricare dall’altro e, naturalmente, senza prevaricarlo. Per raggiungere un obiettivo così complesso è necessario saper riconoscere e gestire emozioni e sentimenti potenti, saper rispondere alle critiche senza aggredire né subire, saper porre confini con l’altro senza sentirsi in colpa per questo.
Insomma, essere persone assertive non è affatto semplice e pone sfide complesse che sono state oggetto di studio nei decenni. Lo psicologo clinico Manuel J. Smith, nel suo celebre libro “When I say no, i feel guilty” del 1975, cercò di rispondere a questa domanda focalizzando 10 diritti assertivi, 10 “regole” che possono favorire uno stile di comunicazione assertivo, puntando sulla capacità di esprimere il proprio volere in modo garbato, chiaro e deciso, proteggendo dalle manipolazioni esterne.
- Essere giudici di noi stessi.
Noi soli abbiamo il diritto di giudicare il nostro comportamento, i nostri pensieri e le nostre emozioni, le nostre azioni e di assumercene la responsabilità accettandone le conseguenze.
- Non siamo obbligati a giustificarci.
Abbiamo il diritto di non giustificare il nostro comportamento, adducendo ragioni o scuse.
- Ognuno è responsabile solo del proprio benessere.
Abbiamo il diritto di decidere se occuparci dei problemi degli altri, se essere responsabili degli altri.
- Siamo liberi di cambiare opinione.
Noi cambiamo idea; noi decidiamo il modo migliore di fare le cose, cambiamo anche le cose che abbiamo fatto; i nostri interessi cambiano con le condizioni e il passare del tempo.
- È normale sbagliare ed è la strada dell’apprendimento.
Abbiamo il diritto di sbagliare assumendocene la responsabilità.
- Non si smette mai di imparare.
Abbiamo il diritto di dire “non lo so”.
- Sei indipendente dai bisogni degli altri.
Abbiamo il diritto di non farci coinvolgere dalla benevolenza che gli altri ci mostrano quando ci chiedono qualcosa.
- La logica non ci porta a prendere decisioni necessariamente giuste per noi stessi o a fare previsioni accurate del futuro.
Hai il diritto di prendere decisioni illogiche.
- Comunicare significa capirsi, per capirsi occorre essere chiari.
Hai il diritto di capire quello che si comunica; quindi, di dire “non capisco”.
- Cosa è importante per noi lo scegliamo noi.
Hai il diritto di dire “non mi interessa!”.
Questi dieci diritti si basano sull’onestà verso noi stessi, sulla comprensione dei nostri desideri ed esigenze, ma anche sul riconoscimento di quelli degli altri, comunque esprimendosi con rispetto, educazione, delicatezza, senza cedere a tentativi (consapevoli o meno) di manipolazione. L’obiettivo è giungere a un buon livello di consapevolezza e di equilibrio nel saper riconoscere le nostre emozioni, i nostri desideri e nell’avere il coraggio e la fiducia in noi stessi per difenderli, senza pretendere di avere ragione.
I diritti assertivi possono aiutarci a regolare i rapporti interpersonali, seguendo dei criteri di giustizia, ripristinando l’uguaglianza tra le persone, ricordandoci che valgono per noi quanto per gli altri. Questi principi contrastano le credenze che imbrigliano il nostro modo di pensare e di comportarci (“è sbagliato dire di no”, “non bisogna contraddire le persone con più autorità”, “si deve piacere a tutti”, e così via) e possono diventare un’arma di difesa preziosa in tutte quelle situazioni in cui il nostro interlocutore tende a prendere il sopravvento o ci sentiamo in difficoltà a dire di no.
Nel suo testo, inoltre, Smith fornisce alcune strategie utili per gestire una comunicazione conflittuale.
- Disco rotto: ripetere la richiesta o il rifiuto ad ogni resistenza.
- Appannamento: concordare in parte con l’aggressore.
- Inchiesta negativa: richiedere ulteriori critiche negative.
- Asserzione negativa: concordare con la critica, senza rinunciare alla richiesta.
- Dichiarazioni in prima persona: esprimere sentimenti e desideri da una posizione personale, senza esprimere giudizi o critiche sull’altro.
La violenza verbale espone la vittima a diversi rischi che non devono essere mai sottovalutati. Si deve sempre tenere presente la possibilità di richiedere supporto e sostegno ad amici, famigliari e professionisti. Che ci si riconosca come vittima o come agente di comunicazione aggressiva, è quindi importante lavorare per potenziare le abilità di comunicazione e di fronteggiamento delle difficoltà personali, con il fine di migliorare radicalmente le nostre relazioni e il nostro benessere.
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Bibliografia
Cherry, K. What Is Aggression, Very well mind, 2021. https://www.verywellmind.com/what-is-aggression-2794818
Gendreau, PL & Archer, J., Subtypes of Aggression in Humans and Animals, in Developmental Origins of Aggression, 2005, The Guilford Press.
Juby, B., Aggressive Behavior: Understanding Aggression and How to Treat It (2021). Healthline. https://www.healthline.com/health/aggressive-behavior
Smith, Manuel J., When I Say No, I Feel Guilty: How To Cope Using the Skills of Systematic Assertiveness Therapy, 1975.
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