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Il Disturbo borderline è un disturbo della personalità caratterizzato da instabilità e conflittualità nelle relazioni interpersonali. Gli individui affetti da questo disturbo manifestano spesso disregolazione emotiva, paura dell’abbandono e costante sensazione di vuoto, nonché comportamenti impulsivi e autolesionistici. Di frequente, si presenta in comorbilità con altri disturbi psichiatrici e anche il trattamento prevede la gestione delle diverse problematiche presenti contemporaneamente nell’individuo.
Cos'è il disturbo borderline
Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) descrive il Disturbo Borderline di Personalità (DBP) come un modello caratterizzato da instabilità nelle relazioni interpersonali, nell’immagine di sé e negli affetti, e da una marcata impulsività. L’individuo affetto da DBP ha un’immagine di sé negativa e sperimenta sentimenti cronici di vuoto, oltre a difficoltà nel definire chi è e può sentirsi perso o senza meta nella vita.
Il DBP influenza l’individuo nel suo modo di pensare, percepire, reagire e relazionarsi con gli altri, in modo permanente e inflessibile, il che provoca disadattamento e comportamenti che si discostano dalle aspettative della cultura di riferimento.
La prevalenza nella popolazione adulta generale è compresa tra circa il 2% e il 6%. Colpisce le donne in proporzione maggiore rispetto agli uomini, in un rapporto 3:1, e la sua prevalenza può diminuire nei gruppi di età più avanzata.
I sintomi del disturbo di solito compaiono all’inizio dell’età adulta (18-21 anni), anche se è comune che i primi segni compaiano durante la pubertà (8-11 anni).
Borderline si nasce o si diventa?
Le cause esatte non sono note con certezza, ma si ritiene che si tratti di una combinazione di fattori genetici e ambientali. In effetti, alcune persone possono avere una tendenza genetica a sviluppare risposte patologiche agli stress ambientali e il DBP sembra chiaramente avere una componente ereditaria. I parenti di primo grado dei pazienti con DBP hanno una probabilità cinque volte maggiore di sviluppare il disturbo rispetto alla popolazione generale.
Diversi studi suggeriscono che, insieme ai fattori genetici, altri fattori ambientali e sociali possono aumentare il rischio di sviluppare DBP. Possono essere fattori predisponenti:
- storia familiare di disturbi mentali o di abuso di sostanze;
- abuso, abbandono, negligenza o separazione precoce dai genitori, oppure altri tipi di traumi;
- ambienti instabili o conflittuali;
- problemi di salute mentale, come depressione o ansia.
Molti di questi fattori sono legati all’attaccamento precoce, che è la tendenza innata del bambino a ricercare, fin dalla nascita, la presenza di una figura adulta per procurarsi cure e protezione nei momenti del bisogno. Altre funzioni dell’attaccamento riguardano anche la regolazione emotiva, l’esplorazione dell’ambiente, il contatto con gli altri e l’identificazione e la gestione del pericolo. Quando la figura di attaccamento non esercita funzioni correttive e regolatrici di fronte alle prime esperienze avverse, le connessioni limbiche del cervello ne risentono, innescando una reattività fisiologica permanente. Questo, negli adulti, significa che di fronte a un evento stressante, compare l’ansia e si attiva un sistema di attaccamento disfunzionale. Diversi studi segnalano che gli attaccamenti insicuri disorganizzati e ambivalenti sono predominanti nel DBP. Allo stesso modo, i deficit dell’attaccamento disorganizzato sono stati studiati in relazione al DBP; ad esempio, deficit di mentalizzazione e difficoltà nelle relazioni sociali. A questo proposito, è stato riscontrato che entrambi sembrano influenzare lo sviluppo del disturbo.
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Diagnosi
Per poter diagnosticare un quadro di DBP, l’intensità dei sintomi descritti deve essere tale da influenzare chiaramente la routine quotidiana del paziente. L’individuo potrebbe avere difficoltà a mantenere un lavoro stabile a tempo pieno. Di solito, può manifestare anche difficoltà nel mantenere relazioni sentimentali e sociali durature, e spesso si tratta di relazioni conflittuali e con un’elevata dipendenza affettiva.
La diagnosi è complessa e molto eterogenea, e il ritardo diagnostico può arrivare fino a 7 anni dall’arrivo in un servizio di salute mentale. È molto importante fare una diagnosi differenziale che escluda altre condizioni, come il disturbo bipolare e altri disturbi della personalità, così come i disturbi da dipendenza da sostanze.
Come specificato dal DSM-5, il processo diagnostico deve essere svolto da un professionista della salute mentale qualificato, sulla base di un’attenta valutazione dei sintomi del soggetto e della sua anamnesi. Inoltre, la diagnosi dovrebbe essere fatta solo se i sintomi sono persistenti e gravi e non dovuti a un’altra condizione medica o psichiatrica.
Differenza tra il disturbo narcisista e il disturbo borderline
A causa di alcuni sintomi comuni, il disturbo borderline (DBP) e il disturbo narcisistico (NPD) vengono spesso confusi tra loro. Entrambi sono disturbi di personalità del gruppo B, caratterizzati da pensieri o comportamenti eccessivamente emotivi o imprevedibili. La relazione tra DBP e NPT è significativa, poiché hanno un tasso di comorbilità di circa il 25%.
È importante notare che, sebbene questi disturbi condividano alcuni sintomi, ciascuno ha il proprio insieme di criteri diagnostici. Le persone con NPD sono caratterizzate da pensieri e comportamenti grandiosi o molto presuntuosi, un costante bisogno di essere ammirati e una mancanza di empatia per gli altri. D’altra parte, le persone con DBP hanno un stabilità altalenante nelle espressioni emotive, nelle relazioni e nell’autostima.
Entrambi hanno un eccessivo bisogno degli altri per trovare una propria identità. Il narcisista dipende dagli altri per affermare il suo carattere speciale e cerca persone e situazioni che supportino questa illusione. Chi è affetto da disturbo borderline, invece, cerca l’apprezzamento degli altri per sentirsi al sicuro dall’abbandono e riempire così il proprio vuoto. Entrambi hanno difficoltà a riflettere su ciò che fanno, sentono o vogliono. Agiscono con un senso incompleto della loro efficacia e possono essere impulsivi e imprevedibili.
Si può curare il disturbo borderline?
Il DBP è un disturbo cronico e complesso. Tuttavia, può essere trattato con successo con la giusta terapia, in quanto si può aiutare il soggetto a imparare a regolare le proprie emozioni e a sviluppare abilità interpersonali più sane. Il trattamento del DBP comporta spesso una combinazione di terapia psicologica e, in alcuni casi, farmacologica. I farmaci, come gli stabilizzatori dell’umore o gli antipsicotici, possono essere utili nel trattamento di specifici sintomi di DBP, come ansia o depressione, ma per trattare a fondo il disturbo è fondamentale la psicoterapia.
Va anche considerato che essere affetti da DBP di solito aumenta il rischio di avere altre diagnosi di disturbi mentali. Si possono riscontrare episodi depressivi, disturbi alimentari – come la bulimia nervosa – disturbo da stress post-traumatico, agorafobia o abuso di sostanze. La presenza di queste altre diagnosi può influenzare negativamente il decorso del DBP e deve essere presa in considerazione quando si pianifica un intervento terapeutico.
Bibliografia
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GUNDERSON, J., Disturbo di personalità borderline. Una guida per professionisti e familiari, Springer, 2010.
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