La sociopatia e il disturbo antisociale di personalità

Il Disturbo Antisociale di Personalità (DAP) è un disturbo mentale caratterizzato da un comportamento pervasivo di disprezzo per i diritti degli altri individui e delle norme sociali. Se il nome può suonare strano è perché forse si è più abituati al termine alternativo di “Sociopatia”, più comunemente usato nel linguaggio di tutti i giorni, seppure spesso nei contesti e per le motivazioni sbagliati. Con questo articolo proveremo a chiarire cosa si nasconde davvero dietro alla sociopatia, analizzando cause, sintomi e classificazione diagnostica.

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Che cos’è la sociopatia

Per iniziare è fondamentale fare una specifica: il Disturbo Antisociale di Personalità è un disturbo (come specificato dal nome) di personalità. Non si tratta, dunque, di un disturbo sintomatologico come, ad esempio, i disturbi d’ansia o quelli depressivi. I disturbi di personalità sono invece caratterizzati da una modalità persistente e piuttosto stabile di pensiero, percezione, comportamento e relazione: chi ne soffre, spesso, non ne è consapevole, perché quelli che dall’esterno ci risultano come dei sintomi li percepisce come delle caratteristiche in perfetta sintonia con il sé. Se giungono in terapia, questi individui lo fanno per una sofferenza legata alle conseguenze dei loro comportamenti e non per il disagio associato al loro modo di pensare e vivere emotivamente le cose. Esistono diversi disturbi di personalità, come il disturbo narcisistico e il disturbo borderline, tutti diversi nelle loro manifestazioni, ma si ritiene abbiano origine da una combinazione di fattori genetici e ambientali: generalmente, diventano evidenti nella tarda adolescenza (nonostante ci siano segni evidenti già dall’infanzia) ma tendono a diventare meno gravi con la senilità.

“Sociopatia” non è un termine scientificamente utilizzato dai professionisti, ma rende abbastanza l’idea del tipo di disturbo che stiamo trattando: guardando l’etimologia del termine, con sociopatia intendiamo proprio un disturbo che si ripercuote sulla società. Difatti, il DAP indica un disturbo caratterizzato dalla sistematica e grave violazione dei diritti altrui, delle regole sociali e morali fondamentali: l’individuo antisociale ha una forte difficoltà a regolare i propri comportamenti in termini etici e morali, nel proprio contesto sociale di appartenenza. Tutto questo si associa a scarsa empatia e capacità di mettersi nei panni dell’altro, o di assumerne una diversa prospettiva: sono dunque presenti una scarsa considerazione dei bisogni altrui e l’assenza di senso di colpa o rimorso per i danni inferiti ad altre persone.

I sintomi e le cause del disturbo antisociale di personalità

Le persone affette da DAP presentano una modalità comportamentale irresponsabile, priva di regole morali e di sentimenti di lealtà, colpa o rimorso. Tutto questo si può esplicitare in comportamenti manipolatori, aggressivi e talvolta anche sadici e violenti, con una forte difficoltà a conformarsi a leggi e standard etici. Nello specifico, secondo i criteri del DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali), il Disturbo Antisociale di Personalità si caratterizza per due dimensioni fondamentali:

  • l’antagonismo, espresso da tendenza alla manipolazione, insensibilità, disonestà e ostilità;
  • la disinibizione, esplicitata nelle sue componenti di impulsività e irresponsabilità.

Per effettuare la diagnosi di questo disturbo è necessaria la presenza di un disturbo della condotta con esordio precedente all’età di 15 anni, ma questa discriminante non costituisce la causa del disturbo di personalità. Infatti, ricercare la causa di un disturbo di personalità può essere molto difficile e la scienza non ha ancora dato risposte precise: si suppone che alla base vi sia una concomitanza di fattori interni (temperamento, predisposizione genetica) ed esterni (fattori ambientali, come il contesto sociale), che insieme portano all’esordio del disturbo.

Il DSM-5 individua anche una variante psicopatica del Disturbo, caratterizzata dalla mancanza totale di ansia e paura nell’individuo, che ha quindi un’elevata immunità allo stress e uno stile interpersonale dominante.

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I comportamenti antisociali

Gli individui con Disturbo Antisociale di Personalità esibiscono un ampio ventaglio di comportamenti definibili come propriamente antisociali, ciascuno variabile per gravità. Alcuni dei comportamenti più comuni includono attività criminali, come furti, frodi e violenze: si tratta di atti criminali che dimostrano l’esplicito menefreghismo di questi individui nei confronti delle leggi e delle regole morali e sociali. Spesso vengono messi in atto anche comportamenti che mettono a rischio la propria vita e quella degli altri, come la guida spericolata. Il DSM-5 enfatizza questi sintomi esternalizzanti, tra cui rientrano anche le aggressioni verbali e fisiche, le condotte sconsiderate e impulsive e ogni atto di irresponsabilità nei confronti del lavoro o delle proprie finanze.

A livello interpersonale, invece, un altro comportamento tipico è la manipolazione e l’inganno costante per raggiungere i propri obiettivi: le persone con Disturbo Antisociale di Personalità tendono a mentire e ingannare regolarmente, sfruttando gli altri per ottenere ciò che desiderano. Di conseguenza, è facile immaginare che le relazioni interpersonali di queste persone sono spesso disfunzionali: gli individui antisociali possono sfruttare gli altri, vedendo le relazioni più come opportunità di manipolazione che come connessioni affettive genuine.

Possiamo dunque dire che il comportamento antisociale si compone di due fattori principali: il primo riguarda la sfera interpersonale affettiva, e corrisponde a manifestazioni di menzogna patologica, manipolazione, mancanza di rimorso, affettività superficiale; il secondo corrisponde alla ricerca di emozioni forti, impulsività, condotta disinibita e attività criminale.

Come la terapia può aiutare

Il problema, riguardo il trattamento dei disturbi di personalità, risiede nel fatto che questi disturbi corrispondono a condizioni stabili ed egosintoniche, cioè integrate nello stile di vita del soggetto. Questi fattori hanno come conseguenza diretta il fatto che gli individui antisociali (come tutti coloro che sono affetti da Disturbi di personalità) difficilmente richiedono un aiuto psichiatrico: piuttosto, vengono portati all’attenzione medica da parte di parenti e amici o, nei casi peggiori, dalle autorità giudiziarie. Inoltre, alcune ricerche evidenziano l’incurabilità di questi pazienti, sostenendo che il trattamento aumenti le recidive. Eppure, è bene sottolineare che non ci sono dati empirici a sufficienza per confermare quanto emerso. Infatti, esistono specifiche linee guida che prevedono l’integrazione di psicoterapie individuali, trattamenti farmacologici, attività riabilitative e occupazioni.

Molti tipi di psicoterapia possono aiutare i pazienti antisociali. La terapia cognitivo-comportamentale è una delle forme di trattamento più efficaci: può essere particolarmente utile nel ridurre i comportamenti antisociali e nel migliorare le competenze relazionali, aiutando i pazienti a sviluppare un maggiore controllo sui propri impulsi e a migliorare la loro capacità di interagire con gli altri in modo più positivo. Inoltre, poiché i pazienti antisociali tendono a mettere in atto una modalità maladattiva a più livelli (comportamentale, cognitiva e affettiva), il lavoro con la terapia cognitivo-comportamentale può portare proprio a sviluppare modalità più sane, grazie alla tecnica della Schema Therapy.

Anche la terapia di gruppo rappresenta un’altra opzione terapeutica valida. Partecipare a gruppi terapeutici può aiutare gli individui a sviluppare abilità sociali e a ricevere supporto dai pari. Inoltre, questo tipo di terapia può anche promuovere l’empatia e la comprensione reciproca, fornendo un ambiente sicuro in cui i pazienti possono condividere le loro esperienze e imparare dai feedback degli altri.

Fondamentale elemento di trattamento è l’intervento precoce: identificare e trattare i segnali precoci del disturbo della condotta negli adolescenti può prevenire l’aggravarsi del disturbo e la sua trasformazione in Disturbo Antisociale. Gli interventi psicoeducativi e il supporto familiare sono essenziali in questa fase, aiutando a creare un ambiente stabile e di supporto che può ridurre il rischio di sviluppo di comportamenti antisociali.

Il Disturbo Antisociale di Personalità è una condizione complessa e difficile da gestire, che comporta gravi conseguenze per chi ne è affetto e per la società. Tuttavia, attraverso una combinazione di terapie psicologiche, interventi farmacologici e supporto sociale, è possibile aiutare le persone con DAP a condurre una vita più stabile e funzionale. La ricerca continua e una maggiore consapevolezza pubblica sono essenziali per migliorare la diagnosi, il trattamento e il supporto per le persone affette da questo disturbo.

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Bibliografia

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Perdighe C., Gragnani A.; Psicoterapia cognitiva, Raffaello Editore, 2021.

Bernstein D. P., Arntz A., Vos, M. de.; Schema Focused Therapy in Forensic Settings: Theoretical Model and Recommendations for Best Clinical Practice, International Journal of Forensic Mental Health, 2007.

Sitografia

https://www.msdmanuals.com/it

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