Gli esseri umani, come la maggior parte degli esseri viventi, hanno un bisogno innato di relazioni sociali. È il modo in cui funziona la natura. Persino le formiche hanno comportamenti sociali! Tuttavia, come esseri umani, le nostre relazioni sono molto più complesse e soddisfacenti. Ci forniscono un senso di connessione, uno scopo, un sostegno, una salute e una longevità complessivamente migliori.
Al contrario, quando percepiamo che questa connessione e intimità con gli altri è assente, ci sentiamo soli.
Essere soli o sentirsi soli?
La solitudine è un’emozione universale che possiamo sperimentare in alcuni momenti della nostra vita, come, ad esempio, quando sentiamo la mancanza di supporto nella vita quotidiana, quando ci sentiamo esclusi e senza un legame con chi ci circonda, o se ci siamo trasferiti lontano dalla famiglia e dagli amici più cari. L’APA (American Psychological Association) la definisce come il disagio emotivo che proviamo quando i nostri bisogni di intimità e compagnia non vengono soddisfatti.
Essere soli non significa sentirsi soli. Essere soli si riferisce all’assenza fisica di altre persone intorno a sé, mentre la definizione di solitudine dell’APA sottolinea che sentirsi soli si riferisce alla discrepanza tra le relazioni sociali desiderate e quelle effettive. Tutto questo sottolinea come la solitudine sia uno stato allo stesso tempo oggettivo e soggettivo. Ad esempio, ci si può sentire soli anche quando ci si trova in una stanza affollata e non si riesce a stabilire un contatto con le persone intorno come si vorrebbe.
Stain e colleghi (2015), in un articolo molto interessante di psicologia sociale, hanno individuato le componenti della solitudine:
- alienazione o isolamento, che può essere oggettivo o soggettivo, e di tipo comunicativo, esistenziale e sociale;
- relazioni deficitarie/carenti, ovvero le relazioni in cui non ci si sente capiti e supportati;
- rappresentazione di sé stessi e degli altri, ad esempio credenze o aspettative di sé come immeritevoli di avere qualcuno accanto, o aspettative che gli altri siano ostili o semplicemente poco disponibili;
- bisogni relazionali non soddisfatti o un senso di discrepanza tra l’appagamento desiderato di tali bisogni e lo stato in cui vengono attualmente sperimentati (questa sensazione è indipendente dalla realtà. Ci si può sentire non amati, non accettati o privi di qualsiasi altro bisogno, indipendentemente dalle realtà “oggettive”).
Le conseguenze psicologiche della solitudine
Diverse possono essere le conseguenze della solitudine a livello psicologico, ed è importante osservare quanto questo sentimento sia la causa, ma anche l’effetto, di molti disturbi. La solitudine, quando perdura nel tempo, può amplificare alcuni pensieri e comportamenti che non fanno altro che alimentare questa sensazione, portando l’individuo a entrare in un circolo vizioso che autoalimenta questo stato d’animo creando altri disturbi e/o comportamenti disfunzionali.
Depressione
Come già accennato, non avere relazioni strette nella vita, facilita la possibilità che ne derivi un forte malessere. Infatti, solitudine e depressione sono sempre andate di pari passo, condividendo anche molti sintomi associati, come il senso di impotenza e il dolore.
Recentemente, uno studio condotto in un periodo di cinque anni presso l’Università di Chicago ha rilevato che la presenza di solitudine, all’inizio del quinquennio, era un indicatore predittivo della depressione nel periodo successivo. La solitudine è risultato come un fattore di rischio persino maggiore della presenza stessa di depressione all’inizio del quinquennio! Che cosa significa? La solitudine può precedere la depressione anche più spesso di quanto la depressione preceda la depressione stessa (Van Winkel, 2017).
Stress e sistema immunitario
La solitudine non è solo una fonte di stress acuto, ma anche di stress cronico. Recentemente sono state condotte numerose ricerche sugli effetti dello stress sui sistemi neuroendocrino e immunitario. Esistono numerosi dati che dimostrano che il sistema immunitario è coinvolto nella solitudine. Essa infatti, è stata associata a una compromissione dell’immunità cellulare, alterando la capacità del nostro sistema immunitario di funzionare attivamente per la difesa del nostro organismo (Wilson, 2007).
Alterazioni del sonno
Se il periodo di solitudine perdura nel tempo, può causare alterazioni nella qualità del sonno. Più specificatamente, può causare un maggior numero di micro risvegli notturni, stanchezza e scarsa energia durante il giorno (Wilson, 2007).
Alterazioni del comportamento alimentare
Molte ricerche hanno dimostrato come le emozioni negative, compresa la solitudine, possano innescare delle alterazioni riguardo il comportamento alimentare. Si può creare, infatti, un ciclo per cui, all’emergere di un’emozione negativa, l’individuo si rifugia nel cibo cercando conforto e regolazione emozionale. Questo fenomeno è conosciuto come fame emozionale e può creare un circolo vizioso (stato emotivo🡪 sensazione di fame🡪 ricerca di cibo🡪 stato emotivo) che tende a mantenersi e a isolare le persone ancora di più. Infatti, il conforto che può essere ricercato nel proprio ambiente sociale di supporto viene spostato sul cibo.
Abuso di sostanze
La solitudine è riconosciuta come un fattore di rischio e mantenimento nello sviluppo di una dipendenza da sostanze. Quando le persone si sentono sole, incomprese o non amate, possono ricorrere alle droghe o all’alcol. Questo è il loro mezzo per distrarsi o per diventare insensibili al peso della solitudine (Cacioppo, 2000).
La solitudine è un sintomo di quali potenziali disturbi psicologici?
La solitudine non è solo causa di altri disturbi, ma può esserne anche un sintomo.
Depressione
Uno dei sintomi principali della depressione è la perdita di interessi e di stimoli. Questo porta le persone a non sentire i propri bisogni, tra cui quelli che riguardano le relazioni personali e così si innesca il già nominato circolo vizioso che porta all’isolamento e alla chiusura.
Ansia sociale
Se la solitudine non è causata dall’isolamento fisico (ad esempio, se si vive in una città scarsamente popolata), è ragionevole pensare che la solitudine possa essere causata dal disagio nel conoscere le persone. Questo problema è solitamente chiamato ansia sociale. Sebbene esistano forme estreme di questo problema come, ad esempio, l’impossibilità di uscire di casa, i sintomi più lievi dell’ansia sociale potrebbero essere causati dal sentirsi soli. Si può avere la sensazione di non essere all’altezza o di non essere degni di avere buone relazioni, il che provoca paura e ansia per il processo di formazione delle stesse.
Hikikomori e ritiro sociale
L’Hikikomori è una sindrome psicopatologica e sociale caratterizzata da un completo ritiro dalla società, dalla mancanza di interesse o di volontà verso la scuola o il lavoro e verso le relazioni personali. È una sindrome studiata soprattutto in Giappone, ma che si sta diffondendo in tutto il mondo. Di solito riguarda i giovani, soprattutto adolescenti. Ciò che si manifesta maggiormente è una completa rottura e alienazione con il contesto di appartenenza, portando la persona a una completa deprivazione sociale, spesso utilizzando, come compensazione a questa mancanza, il ricorso a videogames o internet.
Dipendenze da sostanze
Come accennato precedentemente, il senso di solitudine può portare l’individuo al consumo di sostanze. La dipendenza stessa, così come i problemi finanziari, legali e personali che ne derivano, possono seminare risentimento, paura e sfiducia nelle loro relazioni. In questo modo, la soluzione di ripiego dell’abuso di sostanze che le persone cercano per sfuggire alla solitudine si ritorce contro di loro. È possibile che l’abuso di droghe o alcol li renda ancora più soli di prima.
Disturbi del comportamento alimentare
In tutte le culture, il cibo è un modo per riunire le persone, e molti degli individui che soffrono di un disturbo del comportamento alimentare non si sentono a proprio agio con il cibo in presenza di altri. Questa sensazione può far sì che l’individuo eviti incontri sociali come feste di compleanno, cene e molti altri eventi. Questo comportamento può portare a una grave solitudine, con conseguenti dubbi su sé stessi e persino depressione. I ricercatori hanno scoperto che le persone che lottano con un disturbo alimentare hanno una bassa fiducia negli altri, mostrano una scarsa disponibilità a rivelare agli altri informazioni personali, in particolare sull’alimentazione, e mostrano un’elevato livello di solitudine. Questi modelli sono presumibilmente parte della vergogna che provano nei confronti del loro comportamento alimentare. Molti ricercatori e psicologi definiscono questo comportamento come sindrome da ritiro sociale.
Demenza e disturbo di Alzheimer
La solitudine è associata a un rischio più che doppio di demenza, in quanto può comportare la perdita di capacità cognitive in età avanzata. Le ricerche hanno evidenziato un declino più rapido delle capacità cognitive globali, della memoria semantica, della velocità percettiva e dell’abilità visuo-spaziale nelle persone che si sentono sole.
La base dell’associazione tra solitudine e malattia di Alzheimer (AD) può essere attribuita a due possibilità: la prima è che la solitudine sia una conseguenza della demenza, forse come reazione comportamentale alla diminuzione della cognizione o come risultato diretto della patologia che contribuisce alla demenza; la seconda è che la solitudine possa in qualche modo compromettere i sistemi neurali alla base della cognizione e della memoria, rendendo così gli individui soli più vulnerabili agli effetti deleteri della neuropatologia legata all’età e diminuendo così le riserve neurali (Wilson, 2007).
Come aiutare una persona che soffre di solitudine
Alcune persone possono essere consapevoli di sentirsi sole, ma non sanno cosa fare. Se sospettate che qualcuno che conoscete possa sentirsi solo, potete aiutarlo.
Essere presenti. Il semplice fatto di essere presenti può rendere chiaro che qualcuno tiene a loro. Non abbiate paura di chiedere come si sentono o se c’è qualcosa che potete fare per aiutarli. Avere qualcuno disposto ad ascoltare può essere di grande conforto.
Essere pazienti. Quando una persona si sente sola, soprattutto se è associata a una cattiva salute mentale o fisica, può diventare irritabile o sentirsi incompresa dagli altri. Potrebbe essere necessario offrire una dolce rassicurazione.
Incoraggiare e sostenere. Rassicurateli e spiegate che è possibile sentirsi meglio con l’aiuto giusto. Potrebbero aver bisogno di un sostegno per creare nuovi legami sociali o per accedere ai servizi per combattere la solitudine.
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Bibliografia
Akerlind Hörnquist JO. Loneliness and alcohol abuse: a review of evidences of an interplay. Soc Sci Med. 1992;34(4):405-14.
Cacioppo JT, et al. Lonely traits and concomitant physiological processes:The MacArthur Social Neuroscience Studies. Int. J Psychophys. 2000;35:143.
Stein, J. Y., & Tuval-Mashiach, R. (2015). Loneliness and isolation in life-stories of Israeli veterans of combat and captivity. Psychological Trauma: Theory, Research, Practice, and Policy, 7(2), 122.Miller, G. (2011). Why loneliness is hazardous to your health.
Van Winkel, M., Wichers, M., Collip, D., Jacobs, N., Derom, C., Thiery, E., … & Peeters, F. (2017). Unraveling the role of loneliness in depression: the relationship between daily life experience and behavior. Psychiatry, 80(2), 104-117.
Wilson Robert S, Krueger Kristin R, Arnold Steven E, Schneider Julie A, Kelly Jeremiah F, Barnes Lisa L, Tang Yuxiao, Bennett David A. Loneliness and Risk of Alzheimer Disease. Arch Gen Psychiatry. 2007;64:234-40.
Sitografia
https://dictionary.apa.org/loneliness
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