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- Oniomania: cos’è lo shopping compulsivo e quando è patologico
Abituati a vivere in una società consumistica dove il gesto dell’acquisto viene compiuto quasi quotidianamente, rischiamo di sottovalutare le degenerazioni patologiche dello shopping compulsivo. L’oniomania ha molti elementi in comune con le dipendenze e può rientrare nella definizione di dipendenza senza sostanza. Chi soffre di shopping compulsivo, infatti, non acquista per una necessità pratica dell’oggetto acquistato, ma a causa di una spinta emotiva che genera piacere e che può sfiorare l’ossessione.
Che cos’è lo shopping compulsivo
L’oniomania (dal greco onios, che significa “in vendita”, e mania, che significa “follia”) fu identificata per la prima volta dallo psichiatra Emil Kraepelin quasi un secolo fa. È caratterizzata da un desiderio incontrollabile di fare acquisti, nonostante la consapevolezza di non aver realmente necessità di ciò che si sta acquistando. Tale dinamica avviene in modo ripetitivo e ha lo scopo di eliminare sensazioni negative e spiacevoli.
Il disturbo si conclama quando l’impulso morboso di fare acquisti diviene irrefrenabile, al punto da non rendersi conto delle conseguenze negative che si verificano sulle proprie finanze e sui legami interpersonali. Lo psichiatra Eugen Bleuler concluse che il disturbo d’acquisto è una forma di impulso reattivo e, da allora, il comportamento è stato spesso definito come “shopping compulsivo”.
Ad oggi, l’oniomania non appare all’interno del DSM V (Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali) e, per questo, non è possibile definirla come una vera e propria patologia, ma rappresenta una condizione che può portare l’individuo ad avere problemi in altri contesti della vita quotidiana [1] ed è, dunque, degna di attenzione. Inoltre, alcuni ricercatori sostengono che tale condizione abbia una connessione con alcuni disturbi psicologici, come le dipendenze da uso di sostanze, i disturbi dell’umore, d’ansia e ossessivo compulsivo [2].
Gli effetti dello shopping sulla mente
Oggi, le possibilità di fare shopping sono molte ed estremamente accessibili: dallo shopping online a quello attraverso le applicazioni dei dispositivi mobili, fino alle sessioni di live shopping organizzate online, gli impulsi all’acquisto sono costanti e lo shopping non è mai stato così semplice.
Questa trasformazione della società che tende sempre di più alle opportunità di acquisto non è casuale e ha, anzi, una base evoluzionistica. In tempi passati, quando il cibo scarseggiava, i nostri antenati accumulavano quante più provviste possibile per far fronte ai periodi di carestia. In poche parole, chi aveva più cibo aveva maggiori probabilità di sopravvivenza. Sicuramente, oggi, le cose sono cambiate, soprattutto nel mondo occidentale, ma la motivazione che ci spinge a mettere in pratica tale comportamento è rimasta la stessa: accumulare per ogni evenienza.
Cosa accade, allora, nella nostra mente, quando siamo tentati dall’acquisto di qualcosa di cui non abbiamo apparentemente bisogno e che può danneggiare le nostre finanze e la nostra quotidianità? Qual è la motivazione che si nasconde dietro questo tipo di comportamento?
Da un punto di vista neuropsicologico, i ricercatori sostengono che, quando acquistiamo qualcosa per cui proviamo particolare interesse, il nostro cervello rilascia dopamina, un neurotrasmettitore coinvolto nel circuito della ricompensa e del piacere. Tale meccanismo fa sì che i nostri bisogni siano gratificati e rinforzati dalla connotazione emotiva del piacere che travolge in seguito a un acquisto tanto desiderato, aumentando le probabilità che tale comportamento diventi ripetitivo [3].
Le differenze tra shopping classico e acquisti online
Anche la tipologia di esperienza d’acquisto può fare la differenza nello sviluppo di una degenerazione dell’oniomania. Per esempio, i neuroscienziati hanno notato una maggiore sensazione di benessere derivante dallo shopping online. La sensazione di benessere che deriva dal rilascio della dopamina, infatti, non sopraggiunge solo al momento in cui si effettua l’acquisto, ma anche durante l’attesa di ricevere il prodotto e quando poi finalmente possiamo scartarlo.
Inoltre, se avremo, poi, il desiderio di comprare un altro prodotto, nella nostra mente riaffiorerà un ricordo di quella sensazione di gratificazione ottenuta dal precedente acquisto e saremo più invogliati a continuare lo shopping. Tale comportamento fa leva sul sistema di ricompensa noto come “dopamine-loop” ed è un sistema di reazione-azione attivato dalla dopamina nel nostro cervello [6].
Quindi la nostra mente ne trae un doppio beneficio. Da un punto di vista neurobiologico, comprare prodotti online sembrerebbe essere più divertente e appagante rispetto al classico shopping in negozio. Inoltre, tali sensazioni e, dunque, anche la tentazione di acquistare ancora, aumentano considerevolmente in alcuni periodi dell’anno. I saldi, lo shopping natalizio e il periodo del Black Friday mettono a dura prova il nostro autocontrollo e, se tali comportamenti vengono ripetuti nel tempo e la tentazione di fare acquisti diviene quasi irrefrenabile, si potrebbe arrivare a qualcosa per cui valga la pena preoccuparsi [7]. Allora, quando la pratica dello shopping diventa compulsiva?
Riconoscere l’oniomania: sintomi e cause psicologiche
Il disturbo dell’acquisto compulsivo è presente ovunque, anche se sembra che tale fenomeno riguardi maggiormente i paesi ad alto reddito e colpisca maggiormente le donne [12].
Le persone che soffrono di shopping compulsivo, generalmente, finiscono per trascorrere molto del loro tempo e investire gran parte delle loro risorse facendo acquisti, comprando prodotti che possono permettersi o, talvolta, oltre le loro possibilità [9]. Lo shopping reiterato può provocare sensazioni di impulsività e compulsività, e sentimenti di solitudine e insoddisfazione per il denaro speso una volta effettuato l’acquisto [10];[11].
I segnali di allarme si presentano quando la frequenza dello shopping diventa non congrua con le necessità e difficilmente controllabile, oppure quando si eccedono le proprie possibilità economiche senza un motivo valido. Un contributo degno di nota è stato dato dalla studiosa S. L. McElroy, che ha proposto alcuni criteri [13] per distinguere le persone che praticano lo shopping come una normale attività, da quelle per cui assume caratteristiche patologiche.
La studiosa descrive l’acquisto compulsivo come un comportamento:
- incontrollabile;
- angosciante;
- che richiede tempo;
- che comporta problemi finanziari e sociali.
Le persone affette da tale dipendenza sviluppano preoccupazioni e ansia riguardo come spendere e cosa acquistare. Ciò accade anche quando riconoscono che il comportamento sta chiaramente avendo un impatto negativo sulla loro vita [14].
Le cause dello shopping compulsivo, invece, sono ancora in corso di studio. Alcuni psicologi, però, hanno ipotizzato che la difficoltà dell’inibizione di tale comportamento derivi, in primis, dalla personalità degli individui. Si tratta molto spesso di persone che presentano una bassa autostima, facilmente influenzabili, e che trascorrono la maggior parte del tempo da sole. Lo shopping, in questo modo, rappresenterebbe un mezzo per rimanere in contatto con gli altri [15]. Addirittura, alcuni ricercatori italiani hanno ipotizzato come la dipendenza da shopping online possa avere una connessione con le prime relazioni dell’infanzia. Un rapporto difficile con i propri caregivers può essere un fattore che predispone a sviluppare una dipendenza da acquisti online [16].
Come ridurre la sindrome dello shopping compulsivo
La classificazione dell’oniomania è ancora poco chiara, rendendo la concettualizzazione del trattamento complesso. Ciò che è stato osservato è che lo shopping compulsivo ha un impatto negativo sulla qualità della vita delle persone, e spesso sembra avere alcune caratteristiche in comune con altri tipi di disturbi mentali, come i disturbi d’ansia, il disturbo da uso di sostanze o il disturbo del controllo degli impulsi [17].
In tale scenario, la psicoterapia cognitivo comportamentale prevede delle tecniche di esposizione alle situazioni temute. Da un punto di vista cognitivo, è importante essere consapevoli dell’attribuzione di significato che assume il gesto dell’acquisto, motivo per cui le tecniche di automonitoraggio possono essere d’aiuto. In ultimo, è possibile trovare diversi manuali di auto-aiuto, ad esempio Catalano 1993 [18], che si concentrano sul supporto delle persone con disturbo d’acquisto compulsivo.
In conclusione, la psicoterapia può fare la differenza: essa rappresenta un modo per far riflettere su ciò che proviamo o che avremmo la necessità di provare attraverso la relazione con l’altro e che, a volte, si esprime attraverso comportamenti irrazionali come l’acquisto compulsivo.
Contributo a cura di Dott.ssa Francesca Romana Greco
Psicologa specializzanda in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale dell’età evolutiva e adulta
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Bibliografia
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[17] NIEDERMOSER, Daryl Wayne, et al. Shopping addiction: A brief review. Practice Innovations, 2021, 6.3: 199.
[18] Catalano EM, Sonenberg N (1993) Consuming Passions: Help for Compulsive Shoppers. New Harbinger Publications.
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