Violenza di genere: conoscerla e combatterla

Ogni anno, il 25 novembre, si celebra la Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, un appuntamento istituito dalle Nazioni Unite (ONU) nel 1999 per sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere l’impegno su un tema di drammatica attualità. La violenza di genere, infatti, rappresenta una delle violazioni dei diritti umani più diffuse, ma spesso meno riconosciute e combattute. In Italia, i dati Istat rivelano che una donna su tre ha subito almeno una forma di violenza fisica o sessuale nel corso della vita. È quindi cruciale approfondire e diffondere la conoscenza delle diverse forme di violenza, delle sue radici culturali e sociali, delle modalità di assistenza e dei percorsi di supporto psicologico per chi ha vissuto esperienze difficili.

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Le diverse forme di violenza di genere e i numeri in Italia

La violenza di genere assume diverse forme, che possono coesistere e aggravarsi nel tempo. Di seguito, alcune delle sue possibili forme.

  1. Violenza fisica: include qualsiasi atto che provoca danni fisici alla persona, dalle percorse agli atti più estremi come il Secondo i dati Istat, quasi un terzo delle donne italiane ha subito almeno una volta violenza fisica, e i casi di femminicidio rimangono tragicamente elevati.
  2. Violenza sessuale: comprende qualsiasi atto sessuale compiuto senza il consenso dell’altra Coinvolge tutte le forme di contatto o costrizione fisica e/o di minaccia esplicita o velata o di soggezione psicologica per commettere atti sessuali. In Italia, circa il 21% delle donne ha subito violenza sessuale o tentata violenza sessuale, una statistica allarmante che evidenzia la portata di questo fenomeno.
  3. Violenza psicologica: caratterizzata da comportamenti che mirano a controllare l’altra persona e/o causare danni emotivi tramite atteggiamenti che tendono a sminuirne l’autostima, come insulti, minacce, manipolazioni e isolamento. Questi atteggiamenti sono comuni e rappresentano una forma insidiosa di controllo e sottomissione. Si inserisce dentro questa categoria anche la violenza spirituale (screditare e precludere la libera professione alla propria fede) e il gaslighting (una forma di manipolazione cognitiva che induce il partner a dubitare della veridicità del proprio sentito).
  4. Violenza economica: consiste nel limitare o negare l’accesso della donna a risorse economiche, impedendole di lavorare, di gestire autonomamente il denaro, o di prendere decisioni in ambito In Italia, molte donne sono ancora costrette a dipendere economicamente dal partner, con una ridotta autonomia e libertà.
  5. Discriminazioni lavorative: molte donne sono vittime di discriminazioni sul lavoro, come differenze salariali, molestie, ostacoli nella crescita professionale e nel bilanciamento tra carriera e vita familiare.
  6. Atti persecutori: riflette un ampio spettro di comportamenti persecutori reiterati nel tempo, come lo stalking, che suscitano nella donna la sensazione di essere costantemente controllata, generando paure e ansie e favorendo emozioni negative.
  7. Matrimoni forzati: ampiamente diffusi in diversi contesti socio-culturali, dove le donne sono costrette a sposarsi (spesso in età molto giovane) a causa delle forti pressioni culturali e, a volte, anche tramite l’utilizzo di violenza fisica e/o
  8. Mutilazioni genitali femminili (MFG): come l’incisione, asportazione parziale o totale dei genitali femminili esterni per ragioni non mediche, che comportano lesioni irreversibili e gravi rischi di salute per la donna.
  9. Aborto forzato e sterilizzazione forzata: rimanda alla pratica dell’aborto o di sterilizzazione senza il reale consenso della donna.
  10. Molestie sessuali: comprendono tutti quei comportamenti indesiderati che sono volti a violare la dignità della persona creando un clima avverso.

Le radici antropologiche della violenza di genere

La violenza di genere è un fenomeno complesso, le cui radici affondano nella storia e nella cultura. In molte società, compresa quella italiana, per secoli la donna è stata considerata una figura subordinata, legata a un ruolo specifico all’interno della famiglia e della comunità. Le tradizioni patriarcali, il controllo sociale e le norme culturali che sanciscono una rigida divisione dei ruoli di genere sono alcune delle basi antropologiche su cui si fonda la violenza di genere. Questi retaggi culturali sono difficili da estirpare e permangono come “credenze silenti” che influenzano comportamenti e atteggiamenti verso le donne ancora oggi.

La “cultura del possesso”, ovvero la percezione della donna come proprietà, per esempio, persiste in diverse forme, alimentando il ciclo di violenza. Le credenze valoriali, veicolate all’interno della cultura di appartenenza, evidenziano stereotipi di genere sia in età adulta che in età giovanile, assumendo caratteristiche differenti in base alla fascia d’età. In letteratura, le fasce adulte prendono il nome di Intimate Partner Violence (IPV) e nella fascia adolescenziale vengono chiamate Adolescent Dating Violence (ADV). Con questa distinzione si vuole evidenziare come, con il crescere dell’età e l’evolversi della relazione sentimentale, la violenza assume sfumature differenti. Nell’ADV infatti, sembrerebbe non esserci di fatto la violenza economica, che apparterebbe di più a partner più adulti.

Studi recenti, condotti a livello nazionale e internazionale, hanno evidenziato come, in ogni caso, il fenomeno della violenza sia molto presente sia in adolescenza che in fascia adulta. Infatti, dai dati raccolti dall’Organizzazione Nazionale della Sanità (OMS), nel 2018 circa il 27% delle ragazze e delle donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni avevano subito violenza fisica e/o sessuale da parte dell’attuale o ex partner nel corso della propria vita. Una recente indagine condotta dall’OMS (Sardinha et al., 2024) ha rivelato che, tra le adolescenti che hanno avuto una relazione sentimentale, il 24% (circa 19 milioni) subirà violenza fisica e/o sessuale da parte del partner prima di compiere 20 anni, e 1 ragazza su 6 è stata vittima di violenza nel corso dell’ultimo anno.

La dimensione psicologica e gli aspetti socioculturali della violenza di genere

La violenza di genere non è solo un atto contro la persona, ma un fenomeno profondamente influenzato da dinamiche psicologiche e socioculturali. Essa si manifesta come una forma di abuso che, oltre a causare gravi danni fisici, psicologici ed emotivi, riflette un disequilibrio di potere tra i generi, spesso legato a stereotipi e norme sociali che perpetuano la disuguaglianza.

La dimensione psicologica

Dal punto di vista psicologico, la violenza di genere può essere analizzata attraverso i seguenti aspetti:

  1. La dinamica vittima-carnefice
    Chi perpetra la violenza spesso mostra tratti di personalità quali il bisogno di controllo, la mancanza di empatia e, talvolta, disturbi di personalità narcisistici o antisociali. La vittima, d’altro canto, può sviluppare forme di dipendenza emotiva, ansia, depressione o disturbo post-traumatico da stress (PTSD), legati a dinamiche di manipolazione e sottomissione.
  1. I meccanismi di mantenimento
    I cicli di violenza (come descritti nel modello di Walker del Cycle of Abuse) evidenziano come momenti di tensione e abuso siano seguiti da fasi di “luna di miele”, in cui l’aggressore mostra pentimento. Questo schema crea confusione emotiva nella vittima, alimentando la difficoltà di uscirne.
  1. Effetti a lungo termine
    Le vittime di violenza di genere, specialmente quando l’abuso avviene in contesti familiari o intimi, possono sviluppare difficoltà nelle relazioni future, autostima compromessa e una visione distorta del proprio valore e della fiducia negli altri.

Gli aspetti socioculturali

La violenza di genere non è solo una questione individuale, ma è profondamente influenzata dal contesto culturale e sociale.

  1. I ruoli di genere
    Stereotipi radicati, come l’idea che l’uomo debba essere dominante e la donna sottomessa, perpetuano una cultura che legittima la violenza come forma di controllo. Questo si riflette anche nei sistemi educativi e nei media, che talvolta rinforzano rappresentazioni sessiste.
  1. Le strutture di potere
    Sistemi patriarcali consolidano le disuguaglianze di potere, rendendo più difficile per le donne (o altre minoranze di genere) denunciare gli abusi e ottenere giustizia. Le istituzioni possono mostrare bias impliciti che favoriscono il perpetratore o colpevolizzano la vittima.
  1. L’impatto delle norme sociali
    In molte culture, la violenza domestica è vista come una questione privata, scoraggiando l’intervento esterno. Questo isolamento aggrava il trauma delle vittime, lasciandole prive di supporto.
  1. Intersezionalità
    Aspetti come l’etnia, l’orientamento sessuale, l’identità di genere e lo stato socioeconomico possono influire sull’esperienza della violenza e sull’accesso ai servizi di supporto.

Prevenzione e intervento

Per affrontare efficacemente la violenza di genere, è necessario un approccio integrato che combini diversi interventi.

  • Educazione e sensibilizzazione: promuovere l’educazione all’uguaglianza di genere fin dall’infanzia, decostruendo stereotipi e ruoli
  • Supporto psicologico: offrire servizi accessibili per le vittime e programmi di riabilitazione per i perpetratori.
  • Legislazione e politiche inclusive: rafforzare le leggi contro la violenza di genere, garantendo un’applicazione equa e supporto istituzionale.
  • Campagne sociali: coinvolgere media, istituzioni religiose e comunità locali per modificare le norme sociali che perpetuano la violenza.

Questo duplice focus, individuale e collettivo, è fondamentale per contrastare la violenza di genere in tutte le sue forme.

Forme di assistenza e supporto: a chi rivolgersi

Esistono numerose risorse a cui le vittime di violenza possono rivolgersi per ottenere aiuto e supporto. Di seguito, le linee di assistenza più note in Italia.

  • Numero Antiviolenza e Stalking 1522: una linea telefonica attiva 24 ore su 24, che offre assistenza immediata e informazioni sulle risorse disponibili.
  • Centri Antiviolenza: presenti su tutto il territorio nazionale, questi centri forniscono supporto psicologico, assistenza legale e aiuto per il reinserimento Offrono uno spazio sicuro e accogliente per chiunque abbia subito violenza.
  • Servizi Sociali e Aziende Sanitarie Locali (ASL): molte ASL offrono servizi di supporto psicologico gratuito o a costi ridotti per le vittime di
  • Associazioni e ONG: organizzazioni come Telefono Rosa, Differenza Donna e i.Re (Donne in Rete contro la violenza) operano per aiutare le vittime di violenza con assistenza pratica e psicologica.
  • Forze dell’ordine: è possibile denunciare la violenza alle forze dell’ordine, che sono preparate a gestire questi casi con sensibilità e professionalità.

Rivolgersi a questi servizi non è sempre facile, ma rappresenta un passo essenziale per uscire dalla violenza e riprendere il controllo sulla propria vita.

Come la terapia può aiutare a superare esperienze difficili

La terapia rappresenta un porto sicuro dove le vittime possono esprimere emozioni complesse come paura, rabbia, colpa e vergogna, passaggio fondamentale per elaborare il trauma legato alla violenza di genere, favorendo la guarigione e il recupero dell’autostima. Di seguito, le forme di aiuto che la terapia può offrire.

  1. Fornire uno spazio privo di giudizio.
  • Aiuta a normalizzare le reazioni al trauma, riducendo il senso di
  • Identifica e valida le esperienze vissute, sottolineando che la responsabilità dell’abuso non è della vittima.
  • Tecniche come la Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) e l’EMDR aiutano a ridurre l’impatto emotivo dei ricordi traumatici e a gestire ansia e stress post-traumatico.
  • Terapie espressive e corporee, come l’arteterapia o la mindfulness, supportano il recupero della connessione con il proprio corpo.
  1. Ricostruzione dell’autostima

La terapia sostiene il rafforzamento della fiducia in sé, promuovendo la consapevolezza del proprio valore e lo sviluppo della resilienza.

  1. Prevenzione di ulteriori abusi

Attraverso la psicoeducazione e il lavoro sull’assertività, si aiutano le vittime a riconoscere segnali di allarme nelle relazioni e a stabilire confini sani.

  1. Supporto pratico ed emotivo

Durante percorsi di denuncia o ricostruzione della vita, la terapia offre un sostegno continuo, anche collaborando con altri professionisti.

  1. Sensibilità culturale

L’approccio terapeutico considera variabili come etnia, orientamento sessuale o identità di genere, adattando il supporto alle esigenze specifiche della vittima. La terapia accompagna le vittime verso una vita più sicura e appagante.

La violenza di genere è, dunque, un problema complesso e radicato, che richiede una risposta a livello individuale, culturale e istituzionale. Comprendere le diverse forme di violenza, le radici culturali e psicologiche, e le possibilità di supporto può contribuire a creare un cambiamento significativo. La consapevolezza e l’educazione sono strumenti potenti per sfidare e smantellare le strutture di oppressione. Inoltre, attraverso il supporto psicologico e terapeutico, è possibile trovare una via di guarigione e costruire una vita libera dalla violenza. Solo con una risposta collettiva e informata è possibile immaginare un futuro in cui nessuna donna debba più temere per la propria incolumità o la propria libertà.

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    • Studio globale sulle dimensioni del fenomeno e le sue implicazioni per la salute

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